Ci è riuscito a diventare un campione. Prima con la «berretti» della Juve, poi col più lungo e difficile torneo della vita. Francesco Gesualdi (foggiano, 18 anni e due mesi) ce l'ha fatta.
Magari non nel modo che aveva immaginato, ma certamente nel miglior modo possibile.
Da oggi il suo cuore batte nel petto di un uomo di Siena, il suo fegato (e quanto ne possiede un attaccante!) aiuterà a sopravvivere un uomo di Bologna, mentre i reni hanno preso la via di Bologna e le cornee sono rimaste in città.
Ieri ha realizzato il gol più bello della sua breve carriera, un gol di cui non scriveranno gli almanacchi ma «soltanto» gli uomini. Quelli ai quali Francesco ha donato la vita. Avrebbe giocato in A prima o poi, ma nel suo libro era scritto che la carriera cominciasse e finisse a Foggia. Qui ha rincorso i primi palloni, qui l'altra domenica (3 luglio) ha subito un gravissimo incidente.
In vacanza nella sua città, dopo aver vinto il titolo nazionale con i bianconeri, Francesco Gesualdi ha incontrato il destino di traverso: in macchina con lui, la sera dell'incidente, un altro campione foggiano, l'attaccante della «primavera» Inter Antonio Croce (nessuna conseguenza dopo l'impatto). La diagnosi non lasciava speranze, trauma cranico irreversibile.
E dopo una settimana di prognosi riservata, ieri pomeriggio presso la rianimazione degli Ospedali riuniti è stato eseguito prima l'accertamento di morte cerebrale e poi il pluri espianto di organi. Quattro equipe specializzate, provenienti da Siena, Bologna e Bari, hanno prelevato rispettivamente cuore, fegato e reni.
Tra oggi e domani i funerali (ancora da difinire), ai quali prenderà parte tutta la sua Juve.
Tutti i suoi compagni, quelli che l'hanno salutato certi che l'avrebbero rivisto sui giornali fotografato come un campione.
Ma Francesco ha fatto di più, è finito sui giornali come un uomo.
Davide Grittani "Gazzetta del Mezzogiorno"
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