Libano - 01.8.2006
“La guerra è il peggiore degli strumenti per risolvere le questioni. Siamo contro ogni metodo violento. La violenza non porta a nulla”.
Con queste parole Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus, ci spiega con chiarezza i perché dell’appello che la società sportiva ha lanciato contro la guerra in Medio Oriente.
“Le tragiche notizie che arrivano dal Medio Oriente ci feriscono profondamente – aveva dichiarato la Juventus - E’ impossibile restare indifferenti alle violenze che giorno dopo giorno colpiscono quei Paesi. Il calcio ha il dovere di essere portavoce di valori positivi, tra cui quello della pace. La Juventus si unisce ad altre società di calcio italiano nel mostrare il proprio dolore per quanto sta accadendo”.
Ma Cobolli va oltre: “Questo appello è un tentativo per cercare di far riflettere chi di dovere su quanto sta accadendo, in modo da stimolare la loro buona volontà. L’unica soluzione è la pace, lo è sempre. Con la guerra non si arriva a niente. Lo sport e il calcio, da grandi attrattori di audience quali sono, hanno quindi la grande responsabilità di dirlo a chiare lettere”.
È comunque la prima volta che la Juve spende il suo nome in un appello
così ‘politico’?
“Da ora in poi la Juventus sarà sempre pronta a intervenire di fronte a drammi simili. Sembreranno messaggi inusuali per una squadra di calcio, ma riteniamo opportuno che tutte le madri, i padri, i giovani che ci seguono siano stimolati a riflettere su quanto accade nel mondo. È anche un’ottima opportunità per smitizzare il calcio e restituirgli il giusto peso.
Nella vita ci sono ben altre questioni che non il gioco del pallone. E, tengo a sottolineare, che non si tratta di un modo per la Juve di lavarsi dalle colpe passate, la società non è nuova a concreti atti di solidarietà in molti campi. È invece un’ottima occasione per rimettere tutti al proprio posto e per ricordare che il calcio è solo uno sport, bello e divertente, ma solo uno sport. Quindi usiamolo per comunicare grandi messaggi di pace, di solidarietà. Usiamolo per dire no alla guerra”.
Perché adesso?
“Perché la tragedia è impellente e in più in Medio Oriente il calcio italiano è molto seguito. I nostri calciatori sono amati, in particolare la nostra nazionale, a cui la Juventus ha dato tanto. Quindi spetta anche a noi far sentire tutta la nostra solidarietà e buona volontà.
Noi interverremo per quanto ci competerà e stimoleremo la nostra fetta di mondo ogni qual volta sarà necessario”.
Insieme e come l’Inter?
“In questa questione ci troviamo umanamente a pensarla come Massimo Moratti e la sua Inter. Ci ritroviamo ad avere intenti comuni. Ci viene naturale: davanti a eventi così catastrofici non c’è altra posizione. Ripeto, la guerra è il peggiore degli strumenti e non è mai la soluzione”.
la vignetta è di Vauro dal sito di Emergency L' articolo originale di 'Peace Reporter' lo trovate qui
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